di Martina Paolantoni
“Quando ho iniziato a dipingere? Come molti artisti prestissimo, ad otto anni, e non ho più smesso. Allora, invece di giocare con le bambole, disegnavo, osservando ed emulando l’opera dei grandi maestri. L’Arte è stata il primo amore e decisi che sarebbe stata la mia strada “.
Si apre così con questa personalissima dichiarazione dell’artista Stefania Pinci l’intervista per Ar.Te.
“Mia madre aveva un bellissimo libro illustrato su Michelangelo e la figura che mi attirava di più era quella della Sibilla Cumana, resa con una forza eccezionale, una forza espressiva che ho voluto riportare nella mia opera.”
E ci è certamente riuscita..
Abbiamo conosciuto l’artista nel 2018, quando ha fondato lo Studio romano Galleria Arte Sempione e abbiamo seguito da vicino il mutare delle sue sperimentazioni artistiche.
Una Pittura animata da “voracità e pathos” e da una grande apertura mentale, che conduce verso un figurativo libero. Una libertà espressiva dentro i canoni classici, che oggi dà il titolo alla nuova collezione e aggiunge un’ intensificazione nel suo discorso pittorico.
Punto di partenza, dunque, e parametro saranno per Pinci le conquiste tecniche e le conoscenze umanistiche. Originalità della sua opera è aver elaborato e continuato a plasmare un linguaggio attraversato da un turbinio di correnti espressive, quelle dal sapore classico e quelle più progressiste: ne deriva una impronta personale che forma l’identità della sua Arte. Il mosaico veste la natura, come si intitola una delle sue esposizioni più riuscite. Con i vari passaggi, dal figurativo informale, al figurativo arricchito di sfumature che appartengono solo all’arista.
Dopo la formazione in lettere, e la svolta verso una specializzazione artistica, si è formata alla scuola del pensiero artistico di Carlo Argan presso La Sapienza di Roma. Anni trascorsi nel flusso di pensiero dei maestri di Via Ripetta, che forgeranno al sua arte ed il suo carattere. “So di avere una buona conoscenza umanistica dell’arte, ed ho fatto studi universitari che mi hanno lasciato un bagaglio di riferimento culturale “
Ben presto si misura con le sfide della contemporaneità, arredando i migliori Hotel del Bel Pese e negozi del centro capitolino. Senza abbandonare la fiamma della pittura che ardeva sempre più forte dentro di lei.
Nelle numerose mostre personali e collettive in tutta Italia si distingue e si fa più chiara la sua espressività, caratterizzata già dai molti aspetti tecnici innovativi che affinerà in seguito.
Una delle cifre stilistiche della pittura della Pinci è l’uso della foglia oro. Intarsi preziosissimi entrano a far parte nell’opera come tessere di un mosaico in movimento concettuale e coloristico, sulla scorta del sogno e ricordando l’opera di Gustav Klimt.
L’artista con bravura le inserisce sulla tele mediante la chiusura a piombo, procedura propria del restauro, dimostrando una conoscenza della tecnica che consente di trovare, anche in questo caso, una strada libera nella regole : ora sono un inserto nel cielo oppure addirittura una cornice. Spiega Stefania Pinci: “Inserisco le foglie oro non praticando una chiusura completa, ma sfumandole con il pennello. Un metodo che comporta un lavoro lungo, ma mi dà una grande soddisfazione”.
L’Arte è liberta.
Libertà dell’artista di giungere dove il pensiero e la fantasia la condurranno. Un viaggio senza punto di arrivo prestabilito. Bensì una continua excalation di forme e colori con cui l’artista si misura, tanto nel dipinto quanto nella vita.
Libertà è tema particolarmente sentito dall’artista. che con la sua pittura si ritiene sempre libera e per questo dà il titolo alla nuova collezione “regole in libertà”: in essa l’argomento trova un’ampia trattazione.
L’artista crede fortemente che per sentirsi liberi non vi sia bisogno di arrivare a toccare alcun estremo, che non ha senso se non ha pertinenza. Si pensi anche al vano sforzo di originalità, di voler per forza arrivare a fare qualcosa di inedito, dover produrre ciò che nessuno ha fatto. Non è liberandosi da cio’ che è stato realizzato che noi possiamo fare Arte, ma come per la cultura letteraria si può elaborare qualcosa di nuovo, trovando ispirazione in quello che è stato prodotto e che sia affine al nostro spirito artistico.
Citando Stefania Pinci: “Nella mia pittura esprimo sicuramente come ti ho detto interiorità e libertà. Quando dipingo lascio una grande libertà mentale. All’inizio dell’opera non so ancora quello che andrò a realizzare, è come se entrassi in un altro mondo guidata dal daimon dell’Arte”
In questi lunghi anni di professione, dichiara la Pinci, non ha mai saputo quello che sarebbe diventata, anche se è fiera di dove sia arrivata, né quali corde avrebbe toccato con la sua pittura.
La chiosa di questo contributo giunge direttamente dalle parole dell’artista che sente ancora forte la fiamma dell’arte ardere dentro di lei. Citandon Pinci: “Questo è stato un viaggio,un viaggio bellissimo. Non rinascerò, ma se dovessi rinascere rifarei la medesima cosa!
Una pittura apparentemente comprensibile, che scava nell’interiorità dell’artista. “Nella mia pittura esprimo tanta interiorizzazione”.
Nella pittura della Pinci, da qualche anno si va facendo sempre più forte la sensazione mistica, che l’artista esprime attraverso “il carosello di colori e le fiammanti acrobazie cromatiche” frutto di una meditazione ieratica.
La collezione degli cinque, confessa la Pinci, è ispirata agli intarsi cosmateschi delle volte della basilica di Assisi, nella quale si reca ancor oggi per meditare.
Assieme alla tecnica del mosaico, la pittura prorompente di colori di Stefania Pinci raccoglie le tradizioni ereditate dall’Antichità, custodite nei secoli da una comunità mondiale sensibile all’Arte, alimentata da artisti sognatori che non si piegano alle logiche di mercato, ma anelano una nuova Arcadia.
Stefania Pinci lancia un messaggio universale ma semplice: occorre riappropriarsi dell’Arte e del bello. Parole che denunciano il carattere di una donna forte, forgiata da un percorso fatto di ricerca, che ha riscosso approvazione nel settore artistico, ma che vola oltre le criticità che ogni arista deve superare, anzi da esse è temprata e ritrova energia. Non risparmia critiche ai colleghi che non hanno la forza di emergere nel misurarsi con il mercato. La vera crisi dell’arte è ribadire orgogliosamente che ogni opera è unica, “siamo stati noi artisti che ci siamo dati la zappa sui piedi e svalutando il nostro operato pur di vendere” Arte e commercio dovrebbero essere due rette parallele anche se l’una non ha senso senza l’altra, e l’artista deve gestire questo delicato equilibrio.
La Pinci invita ad apprezzare l’Arte e ad investire sulle opere: portare in casa un bel quadro è come acquistare un vestito firmato per il proprio guardaroba, o scegliere il cellulare che appaga il senso del bello: acquistare oggetti d’Arte che vadano oltre la funzione.
E’ vero l’Arte salverà il mondo ma noi dobbiamo valorizzarla nelle sue espressioni più varie (mobili, gioielli, architettura, design) per salvare l’Arte.
L’educazione al gusto del bello non è necessariamente costosa, ma nobilita le scelte fatte per assolvere alle funzioni, premiando chi ne interpreta l’aspetto ideale che supera le funzioni, e pertanto emargina nel mercato del kitch gli oggetti e le opere approssimate.
Un impegno ed una dedizione che trasmette non solo nelle interviste ma anche durante i suoi corsi di disegno e di pittura ai quali abbiamo assistito.
Dice Stefania Pinci: “ho evitato di produrre opere che piacessero al pubblico”. Infatti l’opera nasce nell’anima di ogni artista e prende forma dalle sue mani, e vale perché è la combinazione tra l’ispirazione sensitiva, la capacità espressiva e il linguaggio del pensiero dell’artista, nell’ambiente culturale della propria esperienza umana.
Dice Stefania Pinci : “io ho avuto un percorso artistico di trent’anni e ho mantenuto uno stile personale, un marchio che permette allo spettatore di seguirmi e riconoscermi nelle numerose mostre a cui partecipo. Per me l’arte è rimettersi in gioco assolutamente sempre comunque e sapere anche rischiare “.
Parlando delle sue ultime opere: “…i paesaggi, se tu hai visto i miei paesaggi , nei miei boschi, c’è sempre un viale, c’è sempre una strada che porta chissà dove , non si sa mai, un camminamento all’interno di questi campi, all’interno di questi boschi, dove c’è sempre modo di far entrare all’interno del quadro lo spettatore e proiettarlo forse in qualche cosa che io reputo che vada oltre; e cosa sarebbe un quadro di Kimt se non tendesse a qualcos’altro, cosa sarebbe ?…..”
A proposito della sua fonte :
“te l’ho detto io mi sono sentita sempre molto libera. Ecco da cosa trovo ispirazione.”
Anche nella scelta dei materiali spazia tra diverse tecniche: smalti, olio, pigmenti, e quando di l’olio non è ancora asciutto inserisce le pennellate a vetro con cui esprimere la trasparenza dell’idea della vetrata.
A proposito della tecnica:
“io e che sono molto molto per la pittura, ritrovo poi invece in questo mosaico pittorico parte integrante strutturale di tutto il mio mondo , di tutta la mia opera”.
Martina Paolantoni